Mangiare sushi – se il pesce è di ottima qualità – non è di per sé un’attività rischiosa. Ma come tutti i cibi consumati crudi, questo alimento delizioso può ospitare batteri sgraditi. Pericolosi per la salute di chi lo consuma e, come evidenzia un nuovo studio, per l’intera società. In base a una ricerca pubblicata su Frontiers in Microbiology, nel sushi potrebbero essere presenti batteri capaci di diffondere la resistenza agli antibiotici. Hyejeong Lee, biotecnologa e scienziata alimentare della Norwegian University of Science and Technology, ha voluto ricercare nel sushi la presenza di un genere di batterio pco noto, l’Aeromonas, un patogeno diffuso negli ambienti acquatici che può infettare chi consuma pesce poco cotto.

La scienziata ne ha rintracciati 22 diversi ceppi in 8 tipi di pesce crudo venduti per il consumo diretto in Norvegia. «I risultati mostrano che la blanda lavorazione che ricevono questi prodotti ittici non garantisce l’inibizione dei batteri del genere Aeromonas» dice Lee. Secondo la scienziata, «la maggior parte di queste varianti di Aeromonas è possibilmente patogenica» e associata a problemi gastrointestinali, anche se per un individuo sano i rischi di ammalarsi seriamente a causa di questo batterio sono molto contenuti. L’aspetto più preoccupante riguarda il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, che l’Aeromonas sembra facilitare. Questi batteri infatti scambiano regolarmente materiale genetico con altri microrganismi quando si trovano in mare. Significa che potrebbero acquisire geni che facilitano la resistenza agli antibiotici e passarli ad altri batteri, una volta che – attraverso il pesce crudo – riescono a diffondersi dal mare al nostro organismo, all’ambiente che frequentiamo.